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Progetto

Il progetto, che mira ad analizzare la condizione abitativa dei ceti popolari nelle grandi città italiane dalla fine del secondo conflitto mondiale agli anni Ottanta del Novecento, intende prendere le mosse dall’esame delle numerose inchieste sulla casa e sulla qualità dell’abitare condotte a livello locale e a livello nazionale da vari soggetti: istituzioni, partiti, sindacati, movimenti. L’indagine si concentrerà sulle principali città, scelte anche per le differenti caratteristiche della stratificazione sociale e in quanto rappresentative di diversi modelli di sviluppo economico e urbanistico, e presterà una particolare attenzione ai centri del triangolo industriale, mete prevalenti delle grandi migrazioni del dopoguerra. Oltre a Milano, Torino e Genova, i centri industriali del Paese, saranno analizzati i casi di Roma, segnata tanto dalla presenza delle burocrazie ministeriali quanto dal tessuto industriale statale, e delle due più grandi città del Sud, Napoli e Palermo.

Gli obiettivi sono:

  • Quantificare il bisogno di casa nelle grandi città italiane in rapporto all’offerta abitativa indirizzata dal mercato privato e dal settore pubblico ai ceti meno abbienti nelle varie aree del Paese e nel corso dei decenni;
  • Verificare l’incidenza delle politiche pubbliche e individuare i diversi modelli di intervento adottati nel settore abitativo nei contesti studiati;
  • Ricostruire il quadro della qualità dell’abitazione in Italia e delle sue trasformazioni nel tempo, dei miglioramenti ottenuti grazie alle nuove costruzioni e dei problemi presenti nei diversi quartieri delle città anche in relazione alla differente composizione sociale degli abitanti;
  • Studiare le tipologie abitative delle famiglie di estrazione popolare e il loro variare nel tempo;
  • Valutare quanto e in che modo la casa sia stata uno strumento di integrazione nella società urbana per gli immigrati.

Vi sono poi alcuni obiettivi specifici del progetto che sono legati alla possibilità di mettere a disposizione di un pubblico più ampio, non solo di studiosi, il materiale reperito sull’argomento:

  • Censire e schedare le produzioni letterarie e cinematografiche che dedicano spazio al tema abitativo;
  • Censire i soggetti interessati ad analizzare e denunciare la condizione abitativa;
  • Produrre un archivio statistico della condizione abitativa unendo i dati contenuti nelle inchieste sulla casa;
  • Costruire un archivio aperto delle inchieste sulla condizione abitativa in Italia, indirizzato agli studiosi e agli operatori del settore.

La periodizzazione prescelta dipende da una valutazione sia delle dinamiche sociali che hanno investito i grandi centri urbani sia della legislazione in materia. Dalla fine della guerra in avanti, infatti, il problema della casa è stato cruciale per migliaia di famiglie. Le città hanno dovuto superare la crisi bellica e post bellica e successivamente affrontare le tensioni derivanti dalla crescita demografica dovuta all’intensificarsi dei fenomeni migratori; hanno registrato un rilevante incremento del mercato privato della locazione e della vendita; sono state oggetto di numerosi piani costruttivi volti ad aumentare l’offerta di abitazioni popolari, soprattutto attraverso le risorse pubbliche spese nei vari interventi di edilizia sociale. Tuttavia molti vecchi residenti hanno continuato a vivere a lungo in alloggi malsani, sovraffollati o vetusti e significativi gruppi di immigrati affittavano stanze condivise in appartamenti o in pensioni fatiscenti o vivevano per diversi anni in baracche, sistemazioni di fortuna, casermoni abbandonati, dimostrando così l’incapacità del mercato immobiliare e delle politiche pubbliche di fornire adeguate risposte al bisogno abitativo di larghi strati della popolazione. Con gli anni Novanta la situazione è cambiata, non solo e non esclusivamente per la crisi del sistema politico e per le trasformazioni economiche e sociali del Paese: il trend demografico urbano si è invertito anche in seguito all’affermarsi tra i ceti medi di nuovi stili abitativi, e le città hanno sensibilmente rallentato la costruzione di nuove aree e quartieri popolari, la cui espansione era stata fino ad allora sostenuta in larga parte dai finanziamenti pubblici. L’esaurimento dei finanziamenti GESCAL nella seconda metà del decennio ha simbolicamente chiuso un’epoca e un certo modello di politiche abitative improntato all’intervento diretto dello Stato e degli enti locali

Metodologia

La ricerca prenderà in esame vari tipi di inchieste realizzate in Italia sulla condizione abitativa:

  • inchieste promosse da istituzioni o enti (ministeri, comuni, Iacp, ecc.)
  • inchieste promosse da partiti, movimenti e sindacati
  • inchieste condotte da intellettuali, registi, scrittori e giornalisti ​

Lo studio partirà dalle inchieste nazionali – generalmente a stampa - realizzate da partiti, sindacati e ministeri: pur non essendo molte e pur essendo concentrate soprattutto in alcuni periodi, sostanzialmente coincidenti con il varo di piani nazionali di edilizia sociale o con le fasi di più accesa conflittualità sociale sul problema del diritto alla casa, esse presentano un quadro nazionale della situazione abitativa con qualche esempio di comparazione tra varie aree del Paese.

Un lavoro di scavo negli archivi delle sei città prese in considerazione permetterà di arricchire la documentazione con le inchieste condotte a livello locale: gli archivi comunali, quelli sindacali (in particolare nelle sezioni dedicate agli inquilini) e politici (in particolare: Dc, Pci, Psi, Lotta continua, archivi personali) contengono infatti numerosi dossier sulla condizione abitative nelle grandi città, spesso con informazioni dettagliate sui vari quartieri, sulle tipologie abitative, sul profilo socio-professionale degli abitanti. I sei casi di studio verranno comparati tra loro e con i dati medi nazionali.

Al caso di Torino verrà dedicato un particolare approfondimento: oltre a essere uno dei principali centri industriali italiani, l’archivio storico dell’ATC (ex Iacp) offre agli studiosi una quantità e una qualità di documenti altrove difficilmente rintracciabili. Oltre alla documentazione relativa alla vita dell’ente, l’archivio conserva alcune analisi del patrimonio abitativo pubblico torinese e soprattutto le carte relative alla gestione delle case popolari. Di particolare interesse sono le schede di assegnazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica, che includono informazioni sul nucleo familiare e sul suo mutamento nel tempo, e i dati dei censimenti degli inquilini.

Questi tre livelli di indagine saranno affiancati dall’esame delle inchieste sulla casa realizzate da scrittori, registi, giornalisti. Tali fonti verranno analizzate al pari di rilevazioni etnografiche: esse infatti integrano le precedenti e permettono di reperire maggiori elementi in merito alle pratiche abitative, agli abitanti, agli interni delle case.

La ricognizione storica sarà ulteriormente integrata integrata con:

  • la mappatura dei testi narrativi che affrontano più o meno frontalmente la questione delle trasformazioni delle città a partire dagli anni Cinquanta del Novecento (per esempio Calvino, Pasolini, Testori, Bianciardi, Volponi);
  • una ricognizione analoga della produzione giornalistica e/o saggistica degli scrittori, sia raccolta in volume sia dispersa su quotidiani e periodici (si vedano, a titolo di esempio, i reportage di Anna Maria Ortese su Napoli e Milano);
  • lo spoglio di alcune riviste di architettura che hanno incoraggiato e favorito l’incontro tra letterati, architetti e urbanisti (tra le più importanti si ricordano «Domus» e «Casabella»).

Una particolare attenzione verrà dedicata all' organizzazione documentaria delle diverse tipologie di fonti che verranno individuate nell’ambito del progetto, di natura archivistica, bibliografica, iconografica, orale. In primo luogo verranno mappate le singole e specifiche tipologie documentarie, mettendo in evidenza i contenuti informativi peculiari di ognuna di esse; successivamente verranno delineati e precisati i modelli di rappresentazione, conformi sia agli standard di settore sia alle funzionalità comunicative del sito web a partire dal quale verranno rese disponibili per le diverse comunità di fruitori. I metadati in tal modo ottenuti saranno inoltre pubblicati come open data, qualificandosi in tal modo come strumenti utili nel quadro teorico e metodologico del Web semantico.